E’ stata pubblicata la recensione del libro Gli animali da produzione alimentare come esseri senzienti a cura di Simone Vieri, professore ordinario di economia agraria presso La Sapienza Università di Roma e Federica Lovato, laureata in Scienze dello Sviluppo e della Cooperazione Internazionalesul sito filosofia postumanista
Gli animali da produzione alimentare come esseri senzienti (Key Editore, 222 pp., 23€) è un libro scritto a quattro mani da Paola Sobbrio e Michela Pettorali, rispettivamente giurista e medico veterinario; entrambe, da tempo, impegnate sul fronte dei diritti degli animali. Il tema affrontato è il benessere degli animali negli allevamenti industriali: un argomento di particolare complessità e, in larga parte, inedito nella letteratura degli Animal Studies.
Il lavoro ha molti meriti. Primo fra tutti, quello di consentire al lettore di entrare nel vivo di un tema molto tecnico, in modo semplice e senza condizionamenti di nessun tipo. Per ogni argomento trattato, le autrici riescono a presentare le diverse e, spesso, contrapposte implicazioni, fornendo a chi legge tutti gli elementi pergiungere ad un giudizio autonomo sull’argomento. In questo spirito, nessun aspetto è trascurato.
Le analisi delle problematiche giuridiche, etiche e scientifiche, sono, infatti, accompagnate da evidenze riguardo al ruolo di chi, come i veterinari, gli allevatori e i macellatori, dovrebbero assicurarlo, o di chi, come i consumatoridovrebbero avere interesse, affinché sia rispettato. Grazie a questo approccio, il lettore ha modo di verificare e, quindi, di prendere atto, che:
per il nostro ordinamento giuridico, l’oggetto della tutela non è il benessere dell’animale come individuo (nonostante sia riconosciuto come essere senziente), ma come fattore produttivo;
la principale motivazione politica alle norme sul benessere animale è di rendere accettabile agli occhi del contribuente, il sostegno pubblico ad attività di grande rilevanza economica e di ancor più grande impatto ambientale (ed etico), come gli allevamenti intensivi.
Il benessere animale, cui guarda la veterinaria pubblica non è quello che coincide con le migliori condizioni possibili per gli stessi animali, ma ciò che tende ad evitare i rischi per la salute umana; il concetto di benessere riferito agli animali da allevamento si fonda, non sull’assenza della sofferenza, ma sul non infliggere sofferenze inutili, senza, tuttavia, fornire chiare prescrizioni riguardo all’utilità, o meno, delle sofferenze che sono, comunque, inflitte.
I comportamenti normali e fisiologici delle principali specie allevate (efficacemente descritti nel volume) sono, di fatto, sempre incompatibili con le condizioni dell’allevamento; coloro che lavorano con gli animali e, in specie gli addetti alla macellazione, vivono, anch’essi, situazioni contrarie alla loro natura, tanto che non mancano casi in cui si evidenziano disturbi di tipo post traumatico da stress; gli studenti di veterinaria, interpellati attraverso un sondaggio, esprimono la necessità di un miglioramento delle norme in materia di benessere animale che, però, all’atto pratico, dimostrano di non conoscere; i consumatori, sempre attraverso un sondaggio, da un lato, evidenziano il bisogno di essere informati sullo stato di benessere degli animali negli allevamenti e, dall’altro lato, si dichiarano soddisfatti di ciò che, al riguardo, è indicato sui prodotti in commercio.
La realizzazione di questo “doppio binario” informativo, che consente al lettore di verificare il concetto di benessere animale, com’è attualmente inteso e, allo stesso tempo, come dovrebbe esserlo è, sicuramente, il compito più difficile che le Autrici sono riuscite ad assolvere; nonché il valore aggiunto che sono riuscite a realizzare e trasferire.
È, infatti, proprio grazie al suddetto “doppio binario” che si rende evidente, come, ciascuno di noi, semplicemente, esercitando la volontà di informarsi, possa contribuire a recare un po’ di luce sulle numerose zone d’ombra che sono state volutamente create attorno al concetto di benessere animale.
In questo spirito, non appare casuale che le due autrici dedichino il capitolo finale al diritto all’informazione e, quindi, a quegli strumenti che devono essere messi a disposizione del cittadino, affinché possa addivenire a scelte consapevoli e motivate. Informazione, conoscenza e presa di coscienza sono momenti, tra loro, strettamente, legati.
Su di essi si fonda anche un bel messaggio di speranza che è contenuto nel volume e che, in conclusione, ci piace richiamare: «La nostra conoscenza della fisiologia e del comportamento degli animali è aumentata ed è divenuta chiara la complessità dell’organizzazione della loro vita; queste conoscenze diventeranno più complete in futuro e continuerà a ridursi la differenza percepita tra l’uomo e le altre specie. Più la complessità della vita di un animale sarà percepita simile a quella dell’uomo, più difficile sarà trattarli male».