Conosco Leonardo da circa 6 anni, forse di più, abbiamo fatto un bel pò di cose insieme, tra conferenze, libri, festival e per ultimo lui ha scritto la prefazione del mio ultimo libro, scritto con Michela Pettorali pubblicato qualche giorno fa dal titolo “ Gli animali da produzione alimentare come esseri senzienti. Considerazioni giuridiche e veterinarie” Key editore.
Di Leonardo ho letto praticamente tutti i libri, ed ho iniziato a leggerli ancor prima di conoscerlo, e nello scriverlo già mi sorprendo avendo lui solo 29 anni. Quello che ho sempre apprezzato di Leonardo è la chiarezza, non sembra neanche un filosofo da questo punto di vista, e l’originalità di alcune sue teorie. L’ultimo libro, Vegan, un manifesto filosofico, l’ho letto in un giorno, in primis perché è chiarissimo, come sempre, e poi perché mi sono ritrovata perfettamente in linea con la sua tesi ed anzi mentre lo leggevo pensavo “ toh guarda questo che scrive le cose che penso io”
Qual è questa tesi?
La tesi è che noi vegani di oggi siamo seminatori di alberi che svetteranno verso il cielo tra qualche decennio, probabilmente anche un secolo.Quello che stiamo facendo oggi è porre le basi per una rivoluzione che noi non vedremo ma che avverrà quando noi non saremo più qui per vederla.
Per questo motivo siamo come “seminatori di futuro”.
E nel frattempo che facciamo?
Nel frattempo continuiamo a sensibilizzare, a parlare con le persone, a fare le investigazioni, a mettere in luce le incongruenze del sistema di allevamento di animali ma abbandoniamo l’atteggiamento settario che molti vegani praticano.L’atteggiamento giudicante, incazzato, pronto a puntare l’indice contro tutti quelli che non sono vegani puri, che cercano con precisione millimetrica che non ci sia la minima traccia di ingredienti animali in ciò che mangiano condannandosi pertanto ad una vita impossibile poiché nulla di ciò che ci circonda nel mondo odierno potrà mai dirsi vegano al 100% o comunque la certezza noi consumatori non la potremo avere mai a meno che non coltiviamo ed autoproduciamo tutto il cibo che mangiamo, tutto, e non abbiamo animali d’affezione e non usiamo i mezzi di trasporto etc.
In sostanza nell’intento di essere antispecisti cerchiamo di non far uscire tutto il nostro antropoegocentrismo.
Non so se esista questo termine ma mi piace e credo che renda bene l’idea di ciò che Leonardo descrive. Insomma tutto ciò che facciamo può nascondere uno sfruttamento degli animali, pertanto che senso ha additare il vegano che se si trova a cena in un posto dove non ha nulla da mangiare e può mangiare solo vegetariano come un impuro? Non è questa la nostra battaglia, ma è piuttosto porre le basi per la fine dello sfruttamento istituzionalizzato e senza limiti, quelli previsti dalle normative sono meri specchietti per le allodole, degli animali non umani.
Sono gli animali non umani i soggetti della nostra battaglia non cercare il pelo nell’uovo nella condotta morale dei vegani. Quello che manca, dice Caffo, e lo ripeto da sempre anche io, al movimento antispecista, o postumanista, per usare un termine più moderno e che desta meno diffidenza, è la coesione ma è, invece, molto presente la rivalità basata sul giudizio dell’altrui operato.
Ma “ chi siamo noi per giudicare?” ( pag. 107)
“Se il vero problema fosse quello della coerenza individuale, allora non avremmo via di scampo, perché il capitalismo contemporaneo inserisce tutti noi in una rete di consumi che non consente applicazione perfetta di quasi nessun precetto morale “ ( pag. 46).
Ma NOI, ed il noi è importante in questo libro, “ saremo anche strani ed immaturi, ma siamo gli unici ad avere il coraggio di prendersi in carico una situazione eticamente insostenibile: lo sterminio seriale, efferato ed ignorato, di decine di miliardi di animali all’anno che senza alcuna colpa muoiono sotto il peso dell’indifferenza….in fondo i vegani stanno testimoniando un passaggio epocale: dall’idea di etica come cura di qualcuno in particolare a quella di cura di un’idea” ( pag. 48)
Nel libro di Leonardo è evidente la sua passione per l’estetica, sono molti i rimandi e i parallelismi che fa tra il mondo vegano ed il mondo dell’arte intesa come ricerca di nuove forme di comunicazione attraverso la stessa.I vegani, dice, sono creativi, pur di sottrarsi al mondo così come c’è stato imposto inventiamo nuovi piatti, nuovi modi di fare i dolci, nuovi tessuti, nuovi cosmetici, insomma anche i vegani sono artisti e come tali sono innovatori e per innovare ci vuole molto coraggio. I vegani stanno creando un mondo nuovo, un mondo che non esisteva e che non sarebbe esistito se dietro non ci fosse una forte motivazione: “ Il tempo di ogni rivoluzione radicale, agli occhi degli scettici, è quello dell’impossibile. Ma se questo è il tempo che ci è stato assegnato, allora questo è anche l’unico tempo in cui dobbiamo fare tesoro. Quando la motivazione è grande, e riguarda la speranza di miliardi di vite, deve esserlo anche la sopportazione…”( pag 112).
“Per essere vegani, o per portare su di sé un gesto rivoluzionario, è necessario svuotarsi del peso del raggiungimento immediato di un obiettivo”(pag. 114)
Questo è il concetto che racchiude più di tutti, a mio parere, il senso della NOSTRA battaglia. NOI stiamo combattendo per una nuova idea di mondo, stiamo creando un nuovo mondo, stiamo facendo vedere che è possibile, dovremmo essere orgogliosi di questo e se è giusto continuare a costruire dobbiamo capire che Roma non è stata fatta in un giorno e purtroppo neanche la fine dello sfruttamento animale avverrà in un giorno.
Un libro da leggere per far pace con i nostri sensi di colpa, la nostra parte triste, e quella incattivita dalle ingiustizie che vorremmo cessassero, e con gli altri vegani che pensiamo non siano “ bravi quanto noi”, anche loro sono costruttori del mondo nuovo tanto quanto noi.
Un libro da regalare a chi dice “ beato te che ci sei riuscito, io proprio non ce la faccio, però ho ridotto il consumo di carne eh!” perché potrebbe decidersi finalmente a non temporeggiare più.
Un libro da non regalare a chi dice “ gli animali li mangio perché sono buoni” perché tanto non capirebbe, sono persone che vivono nel passato remoto ed è inutile fargli vedere il futuro, non lo capirebbero.