Questa è la registrazione della mia conferenza al Miveg www.miveg.org che si è svolto a Milano il 28 ed il 29 Ottobre. Il festival è stato molto partecipato e pieno di contenuti interessanti per cui chi non fosse riuscito ad esserci quest’anno non perda l’occasione di partecipare l’anno prossimo. Il mio intervento, che era inserito in una conferenza dal titolo Animali e scienza nuovi dilemmi tra bioetica e diritto di Animal Law Italia , è stato incentrato sulle biotecnologie applicate agli animali, mentre quello di Alessandro Ricciuti, sull’emergere della carne sintetica. Le biotecnologie di cui ho parlato io, e di cui mi occupo da più di 15 anni, sono quelle che intrappolano gli animali in formule, dati, procedimenti che servono per pubblicare papers e brevettare nuove linee di animali geneticamente modificati. Le biotecnologie sugli animali costituiscono la più raffinata forma di manipolazione del vivente come se fossimo né più né meno che ai tempi di Cartesio. Queste, lungi dall’evidenza scientifica, tradotta in dato normativo, per cui gli animali sono esseri viventi aventi valore intrinseco, hanno fatto ripiombare la scienza ai tempi degli automata cartesiani. Un topo non è un topo ma un procedimento da brevettare, un grafico da pubblicare, una cosa da vendere per sperimentare.
Ma del resto il topo se non muore nella trappola biotecnologica viene ucciso nelle trappole per topi perché è da sempre considerato uno tra i più reietti tra gli animali non umani. Stessa sorte tocca al maiale, considerato disgustoso da vedere vivo ma succulento da mangiare o utile per diventare fonte di organi, cellule o tessuti. Questi due animali hanno, dunque, la stessa sorte pur essendo uno piccolissimo e l’altro molto grande. Intanto sono entrambi mammiferi, sono considerati disgustosi ma allo stesso tempo sono molto simili all’uomo per espressione genica e addirittura, come nel caso del maiale, per forma e misura degli organi. La loro sorte li unisce quindi nel non suscitare dilemmi etici nella società nel suo complesso tanto uno lo si avvelena o uccide, o lo si fa uccidere dal proprio serpente “domestico”, perché crea ribrezzo l’altro lo si mangia. Attraverso un breve excursus e qualche cenno normativo, senza esagerare, nell’intervento che potete vedere qui sotto ho spiegato dettagliatamente come questi 2 animali non umani siano finiti in questa trappola e come se non premiamo l’accelleratore sui metodi sostitutivi non ne usciranno facilmente
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