Sono laureata in Giurisprudenza, sono abilitata all’esercizio della professione di avvocato che, però, ho svolto solo per un breve periodo poiché mi sono prevalentemente dedicata alla ricerca.
Ho conseguito un dottorato in Normative dei paesi della CEE sul benessere e la protezione animale, ho insegnato, tenuto corsi, seminari, ho partecipato a convegni, ho scritto tanti articoli, ho tradotto 2 libri importanti (ma queste info le troverete più dettagliatamente qui e qui, ho fatto tanto volontariato, ho adottato decine di gatti ed una decina di cani anche se alcuni di loro purtroppo non ci sono più.
Il mio campo di ricerca è coinciso con i miei valori etici. Studio le normative che riguardano gli animali non umani e cerco di dimostrare, e spero di essere riuscita già a farlo nei miei scritti, che sebbene il fulcro di queste sembrerebbe essere l’animale non umano l’unico soggetto a cui guardano le normative è ahimè esclusivamente l’essere umano. L’animale non umano è riconosciuto addirittura sin dal Trattato di Amsterdam (1999) come essere senziente ma le normative europee ed il nostro codice civile lo considerano né più né meno che una cosa. La peggiore sorte in questo senso l’hanno gli animali geneticamente modificati su cui c’è un’apposita sezione in questo blog VAI
Mi definisco ricercatrice indipendente perché non faccio parte di nessuna università o istituto di ricerca ma continuo a scrivere articoli e libri ( in questo momento ne sto scrivendo uno insieme a Michela Pettorali, medico veterinario) affinché le normative mutino in ragione della tutela del vero soggetto, che è anche l’unico protagonista, ossia l’animale non umano.
Per questo motivo ho dedicato gli ultimi 15 anni della mia vita a scrivere, tradurre, pubblicare, tenere lezioni, seminari, corsi, sulla bioetica animale, sull’interazione che esiste tra l’essere umano e gli altri animali e come questa interazione venga tradotta in norme giuridiche ed in norme etico/sociali. Mi sono occupata negli anni principalmente di decostruire le normative sullo sbandierato “benessere animale”, su cui sto anche scrivendo un libro, ma a partire dalla mia tesi di dottorato sullo xenotrapianto, ho spesso affrontato il tema degli animali geneticamente modificati, che sono il crocevia di più temi: la sperimentazione animale, le biotecnologie, il principio di precauzione, la bioetica, l’idea di progresso, la concezione meccanicistica degli organismi viventi, l’antropocentrismo spinto alle sue estreme conseguenze, l’idea di malattia e quella di salute. Gli animali geneticamente modificati costituiscono, a mio parere, il paradigma della medicina odierna che parcellizza invece che unire non solo le parti del corpo tra loro ma anche la psiche al corpo. Ricordiamo che la somatizzazione parte dalla psiche e si riflette sul corpo, non il contrario.
Il fatto che l’insieme delle normative siano denominate “Normative sul benessere e la protezione animale”, da cui il termine welfarista, ma non proteggano l’animale né gli garantiscano il benessere inteso in senso moderno, tanto che oggi si parla di emozioni degli animali, è un altro problema rilevante di cui si deve occupare il giurista che guardi a queste normative con obiettività. L’onestà intellettuale imporrebbe che chi ha una formazione giuridica e/o veterinaria sollevi questo problema. L’Europa chiami queste normative come vuole ma senza fare riferimento a termini che traggono in inganno il consumatore che sentendo parlare di benessere pensa agli animali belli e spensierati nei pascoli, senza pensare però che anche ove lo fossero sempre al macello vanno a finire, e finanziano un sistema welfarista che si sforza di far rientrare nel termine benessere parametri fisiologici che fanno a pugni con uno dei parametri più importanti, il ruolo delle emozioni negli animali, su cui è stato scritto un bel volume VAI , all’interno del quale c’è un articolo scritto da me che potete leggere qui VAI
Se nel 2017 dobbiamo citare Plutarco per far capire l’ingiustizia che è alla base dello sfruttamento degli animali non umani e che è avallata, anche, e direi soprattutto, dal sistema giuridico, direi che come società siamo messi proprio male.
Ho pensato che creare un blog avrebbe consentito a chi è interessato a questi temi, ed al cambiamento che è necessario fare per interessarsene, di poterlo consultare ed aggiornarsi sulle modifiche legislative ed anche etico/sociali relative al rapporto di interdipendenza tra l’essere umano e l’animale non umano.
In questa sezione scriverò dei piccoli approfondimenti su questa famosa normativa welfarista , sperando che possa essere utile a giuristi e non per adottare un nuovo punto di vista.
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